CONQUISTA DELLO SPAZIO

Oltre ogni confine

Le Voyager, i due oggetti umani più lontani dalla Terra e ancora in viaggio tra le stelle

Nel settembre del 1977, due sonde gemelle lasciarono la Terra per un viaggio che non avrebbe avuto ritorno. Su ciascuna di esse, gli scienziati della NASA posero un dono: il Golden Record, un disco d’oro inciso con suoni, immagini, parole e musiche che raccontano la vita sul nostro pianeta. Il battito di un cuore umano, il fruscio del vento, le voci di sessanta lingue diverse, i saluti dei bambini: una memoria della Terra lanciata nel buio, un messaggio di pace affidato al tempo cosmico.

Da allora, Voyager 1 e Voyager 2 hanno attraversato tutti i confini immaginabili, spingendosi oltre il dominio del Sole, là dove comincia lo spazio interstellare. Voyager 1 ha superato l’eliopausa nel 2012, seguita da Voyager 2 nel 2018. Entrambe ora navigano tra le stelle, trasmettendo ancora frammenti di dati: la densità del plasma, il respiro del vento interstellare, le deboli tracce magnetiche di regioni mai raggiunte da alcun altro oggetto costruito dall’uomo.

Nel maggio del 2025, gli ingegneri del Jet Propulsion Laboratory sono riusciti a riattivare uno dei propulsori di Voyager 1, rimasto inattivo per oltre vent’anni. Un gesto di resilienza tecnologica che ha permesso di mantenere l’antenna orientata verso la Terra, e di prolungare ancora un po’ quel dialogo fragile tra due mondi separati da miliardi di chilometri.

Oggi, Voyager 1 è l’oggetto umano più lontano dalla Terra, a circa 25,3 miliardi di chilometri (circa 168 Unità Astronomiche, pari a oltre 23 ore-luce di distanza). Voyager 2 la segue a 21,1 miliardi di chilometri, o 141 Unità Astronomiche, con un segnale che impiega quasi 20 ore per raggiungerci. Queste cifre, aggiornate nel 2025, sono tratte dai monitoraggi in tempo reale della NASA e di TheSkyLive, e ci restituiscono la misura vertiginosa della loro solitudine.

Le due sonde continuano a viaggiare spinte dalla loro inerzia, con energia sempre più scarsa, verso un futuro che non le vedrà più comunicare con la Terra. Quando i loro generatori a radioisotopi si spegneranno del tutto — forse entro la metà degli anni ’30 — resteranno soltanto due gusci silenziosi a percorrere il buio, portando con sé il ricordo di ciò che fummo.

Ambasciatrici di rame e silicio, le Voyager sono le nostre bottiglie nel cosmo: testimonianze della curiosità umana e del desiderio di lasciare un segno, anche dove non c’è nessuno ad ascoltare.

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