ANTIBIOTICI

Clovibactin: l’antibiotico nato dalla “materia oscura” dei batteri

Alla scoperta dei batteri che non sanno stare in provetta, e di come da lì possa nascere la medicina del futuro

C’è un termine che suona familiare agli astronomi, ma che oggi affascina anche i biologi: materia oscura. Non quella che compone il cosmo, ma quella che si nasconde sotto i nostri piedi, nel suolo. È la parte invisibile del mondo microbico — milioni di specie di batteri che vivono in terreni, rocce, radici e che non siamo mai riusciti a coltivare in laboratorio. Per decenni è rimasta un universo inaccessibile, un buco nero della biodiversità batterica.

Da questo mistero è nato Clovibactin, un nuovo antibiotico che promette di riaccendere la speranza nella lotta contro la resistenza antimicrobica. La sua storia comincia con una sfida: come studiare microrganismi che non crescono nei modi tradizionali? Un gruppo di ricercatori del Northeastern University’s Antimicrobial Discovery Center ha ideato un piccolo dispositivo, chiamato iChip, capace di isolare i batteri nel loro ambiente naturale, permettendo loro di sopravvivere e riprodursi. È stato così che si è potuto “ascoltare” per la prima volta la voce di quei batteri silenziosi, nascosti nel terreno.

Tra le specie riscoperte grazie a questa tecnica c’era Eleftheria terrae, da cui era già nato anni fa un antibiotico innovativo, la Teixobactina. Oggi, dalla stessa frontiera microbiologica, arriva il Clovibactin, isolato da un batterio del suolo raccolto nei campi del Nord della Germania. Il suo meccanismo d’azione è sorprendente: si lega a più bersagli della parete cellulare dei batteri patogeni, “avvolgendoli” in una sorta di trappola molecolare che impedisce loro di sviluppare resistenza.

In un’epoca in cui gli antibiotici tradizionali perdono efficacia e le infezioni diventano sempre più difficili da curare, la scoperta di nuove molecole da questa “materia oscura” microbica sembra un colpo di fortuna cosmico. Ma non è solo fortuna: è il risultato di un cambio di prospettiva, di un ritorno alla natura come laboratorio vivente e inesauribile.

Forse la prossima grande rivoluzione della medicina non arriverà da un acceleratore di particelle o da un computer quantistico, ma da un pugno di terra.

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