ENERGIA NUCLEARE
Il sogno che voleva imitare il Sole
C’è un punto, nella storia della scienza, in cui il desiderio supera la ragione.
Nel 1989, due uomini — Martin Fleischmann e Stanley Pons — dissero di aver visto accendersi il Sole in un bicchiere d’acqua. Non una metafora: sostenevano di aver realizzato la fusione nucleare a temperatura ambiente, un esperimento tanto fragile quanto rivoluzionario. Bastava un elettrodo di palladio immerso in acqua pesante, una corrente elettrica, e la materia, dicevano, cominciava a fondersi.
Per un istante, il mondo trattenne il respiro. Se fosse stato vero, l’energia illimitata delle stelle sarebbe stata a portata di mano: nessun reattore da miliardi di dollari, nessun plasma rovente da contenere, solo la semplicità disarmante di una reazione silenziosa. Ma la verità, come sempre, è più elusiva della speranza. I tentativi di replica fallirono, i risultati si dissolsero come miraggi. La “fusione fredda” divenne sinonimo di illusione, un esperimento dimenticato, archiviato nei margini della scienza.
Eppure, il mistero non è mai davvero morto.
Negli anni, tra laboratori indipendenti e agenzie spaziali, qualcuno ha continuato a cercare. Anche la NASA, silenziosamente, ha condotto studi su reazioni nucleari a bassa energia (LENR), indagando fenomeni anomali di calore e trasmutazioni in sistemi metallici caricati con idrogeno. Rapporti interni e pubblicazioni tecniche — come quelli del Langley Research Center e del Glenn Research Center — hanno ripreso il tema con cautela, ma senza sarcasmo: forse qualcosa, nei margini di quell’esperimento dimenticato, merita ancora di essere compreso.
Nel 2025, un nuovo capitolo è stato scritto. Un gruppo di ricerca della University of British Columbia, utilizzando tecniche elettrochimiche
avanzate, ha ottenuto un incremento del 15% nell’efficienza delle reazioni di fusione fredda, confermando che la strada della fusione a bassa energia non è solo un sogno del passato, ma una frontiera ancora da esplorare.
Oggi, mentre la fusione “calda” promette il futuro e costruisce reattori grandi come cattedrali, la fusione fredda resta una favola scientifica sospesa nel tempo: un luogo dove il confine tra il possibile e l’impossibile si assottiglia, dove la curiosità non teme di essere smentita.
Forse non accenderemo mai il Sole in un bicchiere d’acqua. Ma è anche da questi sogni che la scienza trova il coraggio di guardare oltre il proprio orizzonte.
FONTI E APPROFONDIMENTI
- Fleischmann M., Pons S., Electrochemically induced nuclear fusion of deuterium, Journal of Electroanalytical Chemistry, 1989
- S. Department of Energy, Review of Low Energy Nuclear Reactions (LENR), 2004
- NASA Langley Research Center, Low Energy Nuclear Reactions and New Energy Technologies, Technical Reports, 2016–2023
- The Guardian, We need to keep an open mind on cold fusion potential, 7 febbraio 2025
- The Guardian, Cold fusion claims that don’t bear scrutiny, 2 febbraio 2025
- University of British Columbia, University adds electrochemical boost in pursuit of cold fusion, 25 agosto 2025



